Caro amico mio |
Nicola di Vaira | 05-04-2005 |
Sei rimasto sempre uguale; solamente un po’ più stanco.
Con lo sguardo, sempre il solito, solo cresciuto di anno in anno.
Io ti stavo ad ascoltare, nei pomeriggi in cui parlavi.
Quando nella solitudine, eri ormai la mia abitudine.
Sei rimasto sempre uguale, come t’immaginavo nelle notti di un bambino, spaventato dal dormire.
Io ti stavo ad aspettare, per tenerci compagnia.
Con la tua tenera presenza che ripagava la tua assenza.
Tu più grande di me, che proteggevi sempre la mia insicurezza.
Tu più grande di me, anche se non ci sei mai stato.
Ma è con te che ho vissuto.
Libera l’anima e falla cadere giù.
Non aver paura, no, questa volta non cadrai con lei.
Ti ho scoperto e non ti lascio più, piccolo amico di quei giorni miei,
che rendeva tutto più possibile; anche le cose inesistenti, uniche.
Libera l’anima, falla correre da sé; senza più legami, né rimpianti, senza alcuno stupido perché.
Prova ad arrivare fin lassù, dove c’è il regno della fantasia. Là dove spesso mi portavi tu, per regalarci qualche piccola follia.
Sei rimasto sempre uguale; eppure chi se lo aspettava.
E anche se sono un po’ cambiato, ho sempre paura di dormire.
Mi fai quasi tenerezza.
E dimmi adesso, che vuoi fare, se sei venuto per restare.
Sai, ho ancora voglia di giocare.
Tu più grande di me, anche se adesso sei rimasto tu il più bambino.
Tu più grande di me, che in fondo ci sei sempre stato.
Ma è solo adesso che io l’ho capito.