I Rimproveri in famiglia
Giovedì 21 Febbraio 2002

 

di Fulvio Scaparro

 

Nel dicembre 2000, il nostro Arcivescovo, trattando il tema delle difficoltà che ostacolano la stabilità familiare, raccomandava agli uomini di chiesa di non lasciarsi andare ai toni un po' artificiali di certa enfatica predicazione che corre lontano da chi è alle prese con la prosa, talvolta con la durezza, della vita familiare. .. Mi sembra che le sue parole dovrebbero valere per chiunque sia chiamato a parlare di famiglia. Si fa presto a fare un elenco delle magagne, a rimproverare coniugi, genitori e figli. Ma quando si passa alla realtà della vita, ognuno deve fare i conti con le difficoltà di applicazione della teoria.

I figli forse difettano di esperienze di vita, i genitori talvolta difettano di memoria della loro giovinezza. Il giovane ha energie da vendere, l'adulto comincia ad economizzarle. I figli vogliono esempi e non prediche, certi genitori si rifugiano nel moralismo o nell'autoritarismo. I ragazzi pensano di sapere tutto, gli adulti credono di sapere troppo. I giovani hanno le loro insicurezze ma tendono a mascherarle con la spavalderia e temono che le paure e le angosce dei genitori siano un ostacolo alla crescita.
Gli uni e gli altri ritengono spesso che il conflitto e le diversità siano disvalori e si irrigidiscono nelle loro posizioni. Giudizi e pregiudizi reciproci spingono gli uni e gli altri a comportarsi come maschere impegnate nell'interpretazione di un copione rigido: ognuno conosce a menadito le battute dell'altro e non c'è spazio per improvvisazioni. Quando da una relazione che dovrebbe essere d'amore scompaiono le variazioni, le sorprese, la battuta a soggetto, l'imprevedibilità, resta ben poco oltre alla routine. E poi a Milano, non è una scoperta, si vive correndo e il dialogo diventa spesso un miraggio.
Ma per fortuna le cose non vanno sempre così e buona parte dei rapporti sono "normalmente" conflittuali. Io non so quale sia il segreto di una buona relazione tra genitori e figli. So però che si cresce assieme se si accettano le differenze e se si riesce perfino a litigare in santa pace senza che i contrasti portino a rotture traumatiche. E il primo passo deve essere compiuto dai genitori. Genitori che non oscillano tra la "tolleranza zero" e la ricerca della popolarità "facendo" i giovani. Genitori che dimostrano nei fatti che la combattività, il desiderio di cambiare ciò che non piace, la curiosità, i sogni e la fantasia non cessano con l'età adulta e con la serietà. Non finiranno certo per questo le tensioni e i conflitti ma potrà capitare la piacevole sorpresa di ritrovarsi insieme, impegnati in imprese comuni. Gli uni e gli altri, vivendo accanto, sono coinvolti in una sorta di educazione reciproca, un'educazione mite e non muscolare perché, come diceva Alexander Pope, bisogna insegnare agli uomini avendo l'aria di non insegnare affatto, proponendo loro cose che non sanno come se le avessero soltanto dimenticate.