Liberato per il suo talento letterario, era poi tornato in carcere per omicidio
Abbott si impicca in cella
Lunedì 11 Febbraio 2002

Era il detenuto scrittore più celebre d’America, scoperto da Mailer

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Rapinatore di banca, detenuto, e di lì omicida. Poi ancora autore di best seller, uomo libero, miliardario, ma assassino recidivo. Di nuovo carcerato, infine suicida.
Si è conclusa così la vita di Jack Henry Abbott, il criminale letterato più celebre d’America, l’amico del grande romanziere Norman Mailer. Ventun anni dopo la pubblicazione di «Nel ventre della bestia», uno dei libri più sconvolgenti mai scritti sulle prigioni americane, Abbott si è ieri tolto la vita. Un secondino lo ha trovato impiccato alle sbarre della sua finestra nel penitenziario di Alden, Stato di New York. «Ha usato i lacci delle scarpe e un lenzuolo - ha detto Jim Flateau, portavoce della direzione carceraria -. Ha lasciato una lettera, ma non possiamo divulgarne il contenuto». La notizia del suicidio di Abbott, che aveva 58 anni e avrebbe potuto essere rilasciato una seconda volta nel giugno del 2003, ha scosso il mondo culturale americano. E’ atteso un commento da Mailer, che aveva scoperto il detenuto scrittore.


L’improbabile amicizia tra Abbott e il romanziere era iniziata alla fine degli anni Settanta, dopo che Mailer aveva pubblicato «Il canto del boia», storia di un altro omicida, Gary Gilmore, giustiziato dopo avere trascorso 16 anni nel braccio della morte. Abbott era in prigione nello Utah per rapina a mano armata in una banca e durante la detenzione aveva ucciso un altro carcerato.
Commosso dal libro, scrisse a Mailer una lettera che incominciava così: «La mia vita non è una saga». E lo scrittore gli rispose. La corrispondenza s’infittì, assunse un tono letterario, nacque un’amicizia. Il romanziere andò a visitare il detenuto e gli promise di far pubblicare le sue lettere.
Uscirono su una rivista prestigiosa, la New York Review of Books , ed ebbero un successo enorme di pubblico e di critica.


Mailer, il direttore della rivista Robert Silvers, Erroll McDonald, il direttore della casa editrice Random House, che avrebbe poi pubblicato la corrispondenza col titolo «Nel ventre della bestia» testimoniarono a favore di Abbott davanti al Parole board, l’ente che decide della libertà condizionata dei detenuti. «Ha le potenzialità per diventare un importante scrittore americano», disse Mailer.
Abbott fu rimesso in libertà, e nell’81 il suo libro diventò un best seller . L’ex carcerato si stabilì a Greenwich, il quartiere bohémien di New York, e divenne il beniamino della high society . Ma aveva dentro un demone. Né la fama né i soldi lo placarono. Sei settimane dopo il suo rilascio, in un alterco davanti a un ristorante, pugnalò a morte un cameriere di 22 anni. Quando la polizia bussò alla sua porta, era scomparso. Per Mailer fu un colpo. L’autore de «Il nudo e il morto» dovette ammettere di essersi sbagliato.


Abbott pagò a caro prezzo la caduta da scrittore a criminale recidivo. L’uomo che era stato paragonato a Kafka e Dostoevskij si ridusse a dormire in un ospizio pubblico sotto falso nome, e a fare il facchino in una ditta petrolifera per potere mangiare. Una delle prostitute che era solito frequentare scoprì chi era e informò la polizia. Al processo fu condannato ad altri 15 anni di prigione, e nel ’90 un secondo tribunale lo condannò a pagare oltre 7 milioni e mezzo di dollari, quasi 8 milioni e mezzo di euro, ai familiari della sua vittima, più di quanto avesse guadagnato con il libro. Abbott si era illuso di poter ottenere la libertà condizionata a un’udienza dello scorso agosto, ma gli venne negata. E sembra che da allora si fosse abbandonato alla disperazione.