Lunedì 18 Marzo 2002 |
Il delirio è la costruzione mentale che crea una convinzione incrollabile di qualcosa che in realtà non è mai esistito
Quando la mente si prende un po' di libertà
Quelli più comuni, soprattutto a contenuto bizzarro, non sono necessariamente attribuibili alle malattie schizofreniche
di Antonio Rizzoli
Il delirio è la costruzione mentale che crea una convinzione incrollabile di qualcosa che non è c'è, non è vero. Delirio deriva dal termine lira (=solco scavato dall'aratro): delirare significa andare fuori dal solco. Il delirio è il sintomo principe delle malattie mentali, quello che viene identificato più facilmente, quello che spicca di più tra gli altri sintomi.
Ma è anche il sintomo più comune e peggio interpretato.
Il delirio, come la febbre, è una risposta abbastanza comune a molte malattie.
Il delirio, da solo, non permette di fare alcuna diagnosi psichiatrica. Delirare fa parte di una naturale predisposizione del cervello (forse non solo umano). Il delirio, di per sé, non ha alcun legame con un eventuale deficit intellettivo, essendo solo l'espressione di un cervello/psiche che è andato fuori giri.
Vi sono molti deliri: quelli che possono essere chiamati "paradeliri" (o deliroidi), deliri che si basano su qualcosa di comprensibile su cui, poi , viene costruita una costruzione abnorme. Ad esempio il deliroide di rovina quando una persona viene ridotta allo stato di povertà da una serie di manovre economiche non direttamente indirizzate contro di lui o il deliroide di gelosia quando una persona, in presenza di un coniuge troppo galante, ritiene che egli (od essa) lo tradisca sistematicamente .Il più comune ed il più diffuso è il delirio di persecuzione (identificato ancora centocinquant'anni fa) in cui una persona ritiene di essere perseguitato da parte di congreghe, associazioni o corpi speciali dello Stato (tra essi i Servizi Segreti hanno una parte preminente).
Vi sono, poi, i deliri veri e propri che possono aver luogo vuoi in presenza di uno stato di coscienza lucido e vigile e che di solito hanno un andamento logico, anzi, iperlogico: sono i deliri strutturati tipici dei paranoici, degli psicopatici, dei disturbi paranoidei di personalità. Ad esempio la convinzione di essere figlio di un re, che porta ad una serie di rivendicazioni del tutto congrue (ne è un esempio storico quello di Dimitri, erede al trono dello zar in luogo dell'usurpatore Borìs Godunòff , o quello di Anastasia, presunta figlia dello zar Alexandr ). Talaltra, anche in presenza di uno stato di coscienza lucido, i deliri possono non essere sistematizzati, ma bizzarri e fantastici (come avviene nella schizofrenia o nella psicosi-maniaco depressiva) : quelli ad esempio che interpretano il mondo come popolato di esseri fantastici o di derivazioni di animali (Peter van t' Hogen Bosch ne diede delle belle rappresentazioni pittoriche) o come quelli che ritengono di poter captare il pensiero degli altri o di riuscire a smaterializzarsi volando verso mondi eterei.
Vi sono, infine, i deliri confusi che si concretano quando lo stato di coscienza è onubilato e che sono per lo più fantastici, avendo essi luogo in persone in cui lo stato di coscienza è alterato per la presenza di stati febbrili, intossicazioni, stati carenziali, infezioni varie). Sono i deliri tipici delle persone anziane che spesso lamentano di essere state derubate (perché amnesiche di dove hanno messo i denari) o degli alcolisti (che, come noto, quando in periodo di astinenza forzata vedono, nel cosidetto "delirum tremens", le rappresentazioni di piccoli e schifosi animali sulla parete).
Volevo qui attirare l'attenzione sul fatto che i deliri più comuni, specie quelli a contenuto bizzarro, non sono necessariamente attribuibili alle malattie dello spettro schizofrenico (le varie forme di schizofrenia ed i disturbi di personalità che ricalcano le linee dei disturbi schizofrenici). Essi, spesso, anzi spessissimo, visto che i disturbi del umore hanno una diffusione più vasta dei disturbi schizofrenici, fanno parte di quelle alterazioni dei disturbi dell'umore che vanno sotto il nome di depressione ricorrente o disturbo bipolare e che una volta si chiamavano rispettivamente depressione psicotica e psicosi maniaco depressiva. Il depresso può, infatti, delirare anche con deliri incomprensibili e bizzarri e altrettanto può farlo il maniacale: il problema risiede nel vedere da quale situazione di base partano questi deliri. La qualità e la forma del delirio non differisce apparentemente dai deliri schizofrenici (anche se la loro espressione verbale negli schizofrenici è compromessa dall'uso particolare del pensiero/linguaggio che viene chiamato "dissociato").
Mentre la schizofrenia ha una diffusione (numero di casi malati sul totale della popolazione sana) dell'1 per cento, i disturbi dell'umore hanno una diffusione del 10 per cento. Un delirio bizzarro avrà quindi maggiori probabilità di essere inquadrabile in un disturbo dell'umore più che in una schizofrenia.
E invece, nella pratica, non è così : accade sovente che un delirio venga preso sic et simpliciter come una manifestazione schizofrenica e che all'ammalato, in luogo di antidepressivi o stabilizzatori dell'umore, si somministrino dei tranquillanti maggiori (o neurolettici) che non risolvono, anzi aggravano il quadro di base e, spesso, rendono l'ammalato un cronico .
E' questo un guaio non da poco dell'odierna psichiatria in cui l'identificazione ed il trattamento dei quadri patologici vengono dopo nella mente della popolazione ad un generica possibilità di assistenza che sembrerebbe essere la richiesta maggiore, anche se, in realtà, si tratta di un bisogno indotto.
Identificare il sintomo e trattarlo con adeguatezza risolve spesso brillantemente e precocemente (il che non è certo da disprezzare, visto che le malattie psichiatriche più presto vengono curate più probabilità hanno di guarire e di non cronicizzarsi).